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Narco News Issue #40

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In alto i machete

“Questo è il momento di dimostrare se gli autoproclamati aderenti all'Altra Campagna sono capaci di rispondere di conseguenza”


di Alberto Híjar
Otro Periodismo con L’Altra Campagna nel Distrito Federal

5 maggio 2006

L’infuocato organo di stampa del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra informa, nel suo numero 2 del mese di aprile, su “come si rompe un accerchiamento di polizia”. Il 6 aprile alle due del pomeriggio, dice la nota, 100 macheteros di Atenco si sono trovati “non “accerchiati, circonvallati, ma circonSPARATI “. Le foto mostrano un criminale civile con un petardo appeso alla cintura. Si trattava di contenere la protesta contro l’abbandono di una scuola per bambini con handicap nel municipio di Papalotla. Nel contingente di autodifesa c’erano tre bambini di questa scuola con i vicini Jolalpa, Santa Catarina, Cuatlinchan, Mexquipayac, Acuexcomac, Tezoyuca, La Puri ed ovviamente di Papalotla ed Atenco. Un gruppo dell’Università Autonoma di Chapingo si è unito e dopo di cinque ore di scontro, alle 6:45 del pomeriggio i granatieri ed i poliziotti hanno battuto in ritirata. Ad Acuexcomac ed Atenco la strada è stata chiusa.

Questo è il tono dei frequenti scontri in una regione di Texcoco animata dagli abitanti organizzati di San Salvador Atenco, ormai abituati a rispondere agli appelli di chi conta su di loro per respingere la forza pubblica al servizio del governo perredista. Il giornale El Aventador ha come slogan “Brezza che incendia la moltitudine” e riporta, alla fine del comunicato letto alla Commissione della Sesta, ed al suo Delegato Zero in particolare, “il movimento a spirale di questo grande raggruppamento (il FPDT) che ha difeso commercianti di diverso tipo come i fioristi del mercato Belisario Domínguez in Texcoco od altri venditori che vendono sulla pubblica via”. “Fiori contro pistole è il titolo dell’articolo sull’attacco di ottanta poliziotti contro i fioristi che resistono al PRD. Il confronto iniziato alle quattro del mattino del 6 aprile, era il proseguimento dell’attacco di cinque giorni prima, con 500 granatieri della Segreteria di Governo statale fino a dove era arrivata la mobilitazione dei fioristi, che prima che arrivassero quelli di Atenco, avevano respinto l’attacco fino a mantenere “le donne con il loro machete in spalla mentre vendevano i loro prodotti freschi”. (...).

Ma dopo il riconoscimento del Delegato Zero definendo “fratelli maggiori” quelli del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra e dopo aver percorso le decine di ettari di coltivazione opposti alla costruzione dell’aeroporto e sotto vigilanza costante ed effettiva, quelli di Atenco non solo si sono incaricati della sicurezza del Delegato Zero, ma sono apparsi in momenti di pericolo come nel burrone a Cuernavaca dove i combattivi macheteros hanno rotto l’accerchiamento. Per il riconoscimento del Delegato Zero conta il gesto di lotta di Gloria Agís che rispose al presidio davanti alla prigione di Chiconautla, dove sconta una condanna a 49 anni 6 mesi, perchè non si dica che hanno dato la pena massima a lei e a suo marito Jacobo Silva Nogales. Gloria passò un foglio di carta attraverso un foro di dieci centimetri in una finestra murata con le lettere scritte in fretta “P P Libertad” cioè, prigionieri politici libertà, come forma di solidarietà con l’Altra Campagna.

Ora, 3 maggio, le notizie sono terribili. È morto un giovane di 14 anni per l’esplosione di una granata della polizia. Non meno di tre atenquenses sono stati sequestrati, ci sono feriti più o meno gravi dalle due parti, resta chiusa la strada Texcoco-Lecheria ed un serbatoio di gas sta per essere esploso per respingere la brutale ed eccessiva aggressione della polizia. Non meno di quattro ostaggi sono stati assicurati per incoraggiare il negoziato che permetta la libertà incondizionata degli aggrediti.

L’autodifesa popolare acquisisce con questi fatti una dimensione organizzativa che lo Stato corrotto può risolvere solo mediante la forza. Si tratta di dare una lezione di potere repressivo mascherato da difesa dello Stato di diritto, ovviamente inesistente, e di criminalizzazione dell’organizzazione popolare. In Atenco e con Atenco è in gioco il futuro che il governo sta costruendo con l’assassinio dei minatori, la disattenzione e la prepotenza davanti ai morti di Pasta de Conchos e nei frequenti attacchi contro le resistenze popolari agli espropri per le privatizzazioni dei consorzi associati ai governanti di turno, tali posizioni antipopolari dimostrano perché lo Stato patrocina e finanzia generosamente i partiti politici che in realtà sono agenzie di collocamento nel potere globalizzatore e privatizzatore.

“Perché il colore del denaro non si dimentica” è stato uno slogan di successo sentito il 1º maggio ed apprezzato da chi ricorda la consegna salvadoregna di “Perché il colore del sangue non si dimentica mai, i massacrati saranno vendicati”. L’ironia della denuncia contro i partiti ufficiali e finanziati dallo Stato concretizza il senso della lotta popolare in tutte le forme necessarie per opporsi alla brutalità di uno Stato disposto a contenere il crescente potere popolare.

L’apparente via campesina che ciò propone, non è campesina perché condensa gli odi di chi ha usato tutte le risorse di Stato per costruire un aeroporto a beneficio di grandi consorzi e dei loro soci nel governo di industriali e per industriali, come lo definì il presidente Fox nella sua prima visita da presidente negli Stati Uniti. Lo sviluppo diseguale dei commercianti di fiori, dei trasportatori autogestiti, degli insegnanti e studenti precarizzati per l’assenza di attenzione dello Stato ai grandi bisogni popolari, si è trasformato per opera e grazia alla brutalità poliziesca, militare, paramilitare e giuridica corrotta, in un segnale di organizzazione crescente di chi ha detto basta ed ha cominciato a procedere come preludeva la Seconda Dichiarazione dell’Avana nel 1961.

Il grido di basta dell’EZLN nel 1994 vede nel Fronte dei Popoli in Difesa della Terra la dimostrazione più chiara di un processo irreversibile. I quindici ostaggi che alle sette della sera del 3 maggio sono nell’emblematico auditorium Emiliano Zapata di San Salvador Atenco, sono la garanzia di una giusta negoziazione di un potere che ha trovato il modo di fare del dolore per i caduti, un punto di partenza di costruzione del popolo in lotta ed in transito verso una forma di potere dove i partiti politici e le istituzioni di governo sono solo nemici. Bisognerà vedere se l’insurrezione ed il rovesciamento proposto dal Delegato Zero sono fattibili o se dovranno passare attraverso la costruzione di strutture del popolo in lotta in grado di operare a lungo termine nella distruzione della barbarie capitalista. L’assalto alla casa del dirigente Ignacio del Valle indica il ricorso alla strategia di colpire in alto e picchiare ed ammazzare alla base, nello stesso tempo sostenere una campagna mediatica di criminalizzazione e di dichiarazioni governative ipocrite sullo Stato di Diritto pronunciate dal presidente della Repubblica, dal Segretario del Lavoro e dal Segretario di Governo fino al servile portavoce presidenziale.

Questa è il momento di dimostrare se gli autoproclamati aderenti all’Altra Campagna sono capaci di rispondere di conseguenza. La proposta del Delegato Zero nella riunione di Tlaltelolco del 3 maggio, di andare immediatamente ad Atenco, è risultata impossibile per l’accerchiamento militare e la chiusura delle strade a Texcoco. Si tratta di manovre di guerra.

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