Dalla battaglia di Los Sauces, Emiliano Zapata ha cavalcato tra le gole e le montagne di Morelos
Comincia la vera battaglia dell’Altra Campagna Zapatista
di Juan Trujillo
Via la Narcoesfera
15 aprile 2006
Cuernavaca, Anenecuilco e Tecomalco, Morelos, Messico, 10 e 11 aprile 2006. La vera battaglia sembra essere cominciata qui per L’Altra Campagna zapatista. In queste terre, dove il fantasma di Emiliano Zapata vigila e lotta al fianco delle giuste cause degli oppressi e degli sfruttati…
Il trionfale passaggio della carovana zapatista dell’Altra Campagna nella culla del generale in capo dell’Esercito Liberatore del Sud, Emiliano Zapata Salazar, rappresenta forse l’impatto politico-mediatico di maggiore trascendenza di questa iniziativa – fino al momento – di quelli in basso e a sinistra per trasformare e costruire un altro Messico. Per la prima volta, il viaggio della Commissione Sesta dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), il Delegato Zero-Subcomandante Insurgente Marcos riesce letteralmente ad “agganciare”, promuovere ed appoggiare una lotta regionale che si trova nello spettro microsociale del tempo e dello spazio dove la voracità del capitale neoliberale in alleanza col governo locale, cercano di penetrare e distruggere il tessuto sociale di questo paese. Una nuova guerra di conquista…
La presenza della carovana nella Barranca de Los Sauces lo scorso 10 aprile – anniversario della morte di Emiliano Zapata 87 anni fa – ha impedito lo sgombero violento da parte della polizia a cavallo e granatieri di coraggiosi attivisti ambientalisti che, incatenati a quattro alberi, cercavano di far cancellare il progetto di costruzione di un ponte che colleghi Acapatzingo con Tabachines (secondo le informazioni ufficiali). Questa opera distruggerebbe visibilmente una parte importante dell’ecosistema di burroni naturali che regola il clima di Cuernavaca, e nello stesso tempo deprederebbe la natura dei suoi 250 alberi. In fin dei conti l’opera sarebbe un ecocidio.
Come già narrato dai colleghi Al Giordano, Bertha Rodríguez e Karla Garza, la presenza della carovana e della Commissione Sesta dell’EZLN, ha fermato il tentativo premeditato di repressione violenta (pronta per la sua esecuzione dalle 9 del mattino) contro gli ambientalisti del gruppo Guardiani della Selva, membri del Fronte Civico per il Casino de la Selva ed abitanti di questa esclusiva zona residenziale.
Alberto Mora, giovane incatenato in resistenza ha dichiarato: “Ci ha salvato la campagna… la polizia si è ritirata non appena ha saputo che stava arrivando l’altra campagna. È un grande appoggio perché è un’altra lotta sociale molto importante che appoggiamo, non ci concentriamo solo su una sola lotta ma su tutte le lotte sociali presenti, la società civile si sta svegliando”
Ore dopo, come ha detto il Delegato Zero al calare della sera, sarebbe arrivato il “Settimo Cavalleggeri”: studenti e professori dell’Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM), Evita Castañeda con l’Unione di Comuneros Emiliano Zapata di Michoacán (UCEZM), una commissione molto combattiva di circa 60 contadini di San Salvador Atenco e gruppi di anarchici e comunisti. Questo avvenimento ha mostrato la mobilitazione ed unione di classi sociali, perché circa mille persone di diverso stato sociale e culturale hanno partecipato a questa Battaglia de los Sauces: uno spiegamento di simboli del potere e dell’azione collettiva del popolo e dei suoi miti di lotta. Lo spirito del generale Zapata cavalcava nell’aria e… camminava sulla terra.
Classi subalterne? “no…sono un branco di cazzuti”
Quando la terra cammina, i machete risuonano per fare tremare le orecchie e la terra, perché non trema solo per la sua energia, ma anche perché sono del colore della terra. I contadini con l’arma bianca in mano di San Salvador Atenco – che nel 2001 si sono opposti alla costruzione dell’aeroporto internazionale – si sono uniti alla lotta. La loro consegna riafferma la loro condizione… sul piede di guerra: “Quando il popolo si solleverà per pane, libertà e terra, tremeranno i potenti dalla costa fino alla terra ferma”.
Dal punto di vista accademico, gli oppressi e sfruttati (dominati e subordinati) che eseguono azioni collettive sono concettualizzati come “classi subalterne”. Ciò nonostante, in questa mobilitazione, nel momento di maggior effervescenza quando i machete risuonavano in questa manifestazione, lo stesso Adolfo Gilly ha dichiarato: “no… sono un branco di cazzuti”. Impossibile dunque l’analisi di questa lotta senza la sua condizione umana. Così, gli slogan sono proseguiti fino all’arrivo del Mayor Onorario dell’EZLN, don José Félix Serdán Nájera, ex guerrigliero jaramillista dello stato di Morelos. Nel frattempo, diventava presente l’invito all’unità di quelli di Atenco in una dichiarazione di identità: Facciamolo, organizziamoci anche se siamo pochi stronzi!”
L’opportunità storica per questa prima tappa dell’Altra Campagna zapatista è una realtà. L’avvenimento di lunedì scorso si traduce nell’esempio da seguire nelle manifestazioni che si svolgeranno a breve e medio termine, una di queste il prossimo 1 maggio, Festa dei Lavoratori. Con la Battaglia de Los Sauces che è riuscita ad ottenere tre nuove sentenze che impediscono la costruzione fino al 26 aprile, l’Altra Campagna evidenzia che la politica non si fa solo in alto, non solo la fanno i partiti ed i politici. Il poter lo costruisce ed esercita anche il popolo mentre la sovranità risiede nella comunità politica e nella sua capacità di raccogliere consensi ed eseguire strategie. Lo zapatismo suppone l’esercizio dei principi normativi della politica, il comandare ubbidendo e la riproduzione della vita attraverso la madre terra. Qui a Cuernavaca, questa è stata la lezione quale omaggio al “Caudillo del Sud” caduto 87 anni fa.
La nostalgia di Anenecuilco: “La terra a chi la lavora”
La riunione del Delegato Zero con il Coordinamento di Anenecuilco ed aderenti della Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, si è svolta in tranquillità. Il discorso marxista del capo ribelle è risaltato per la sua chiarezza e semplicità nel descrivere il movimento che si vuole consolidare: “In questi momenti, in questo anno ed in questi mesi stiamo assistendo alla trasformazione della politica in merce. In questo senso, se prima offrivano un vestito, scarpe, un sapone, ora offrono candidati e partiti. Le proposte delle organizzazioni dell’alto si contendono il governo, ma ad un’attenta lettura delle proposte, che è quello che dobbiamo fare come parte dell’Altra Campagna, non c’è nessuna differenza tra l’uno e l’altro. Non si propone realmente una trasformazione delle condizioni in cui viviamo e siccome non si tratta più di portare avanti una proposta politica, allora ci offrono una merce, un candidato, nemmeno più un partito. E su quell’aspirante si costruisce una campagna pubblicitaria”.
È notevole il modo in cui il Delegato Zero articola e trasmette l’analisi, perché strategicamente si immedesima nell’”altro”, assume la sua identità ed espone l’alternativa a partire dal “noi”: “Come lavoratori della città e della campagna siamo consumatori e ci hanno dato una carta di credito che si chiama credenziale elettorale che viene ceduta al candidato che risulterà vincitore affinché ne faccia uso e ci guadagni per tre o sei anni. Durante questo periodo non siamo altro che consumatori in più e tentano di convincerci che il prodotto che consumiamo è buono”. Il Subcomandate Marcos prosegue dopo una pausa: “L’Altra Campagna propone esattamente il contrario. Non stiamo vendendo un prodotto, una candidatura, ma tentiamo di costruire dal basso un’altra cosa, completamente radicale nella sua differenza rispetto a quello che succede in alto. Non si tratta di convincere gli uni e gli altri dell’impossibile e tutti quelli che stanno in basso sanno che contemporaneamente all’avanzare della loro miseria, cresce la ricchezza di quello che sta in alto (...)”.
“È impensabile che il capitalismo si prenda cura della natura per poterne godere; è tanto idiota (...) che nella sua smania di profitto non gli importa che venga distrutta né che vada contro i suoi interessi. Se qualcuno pensa che il capitalismo abbia una qualche razionalità nel perseguire il processo di distruzione, si renderà conto che il capitale è un grande criminale idiota e stupido”.
Così, la critica ed il disprezzo per il capitalismo è fulminante e forse col maggior contenuto belligerante per sommare piccole forze, perché se in un passato si è invitato alla resistenza prima dell’avvio dell’Altra campagna, adesso si invita principalmente all’offensiva: “(...) la Sesta Dichiarazioneparte da una definizione fondamentale: siamo contro a quelli in alto, sono i nostri nemici, non vogliamo convertirli né umanizzarli né dire loro di non essere così bestie. Quello che vogliamo è distruggerli, loro e chi è al loro servizio, i partiti politici”, spiega il Delegato Zero.
Tecomalco: la denuncia del piano neoliberale del XXI° secolo
Questo pomeriggio dell’11 aprile, in un angolo di Tecomulco si è udito il cavalcare del cavallo di Emiliano Zapata attraverso le praterie e le colline di questo bel paese. Qui ci sono ancora sei contadini che non hanno venduto la loro terra, ma la maggioranza l’ha già fatto e così si svela il piano neoliberale forse di maggiore ampiezza di Morelos: la costruzione dell’autostrada “XXI° secolo” che collegherebbe città e lussuosi lotti residenziali in vendita.
Doña Lupita Torres, figlia di Angel Torres, combattente zapatista, dice: “Non voglio vendere la mia terra. Me l’ha lasciata mio padre”. Da parte sua, Fernando Camacho spiega con energia: “Mi giudicano pazzo per stare facendo questo (partecipare all’Altra Campagna), ma la terra non ha prezzo. Mi sono sentito intimidito dagli attacchi e pressioni, ma adesso sono qui, a resistere. Sono consapevole, la terra ci dà vita. (...) La mia ‘pazzia’ è buona, sto resistendo per tutto l’ejido. Altrimenti domani si dispiaceranno”. I codici morali dei contadini della regione emergono lucidi in questo atto di denuncia, mentre il Subcomandante Marcos riafferma la convinzione qualitativa e non quantitativa della lotta di chi sta in basso: “Il numero non ci spaventa. Anche l’EZLN incominciò con sei persone. Non ci importa se nel “Comal di pietra” (del nahua Tecomulco) sono in pochi o tanti, quello che contano sono cuori e decisioni, perché non stiamo cercando grandi numeri di persone, non vogliamo il potere, quello che vogliamo è che queste lotte si uniscano con le altre”. Si rivela quindi il piano perverso neoliberale dei governi del Partito di Azione Nazionale (PAN): “È quasi sicuro che quello che stanno facendo, l’autostrada “Secolo XXI”, sia una trappola. È necessario che si uniscano quelli che hanno già venduto e quelli che non hanno venduto e scoprano dove sta la trappola e si ritirino dalla vendita. Spariranno anche gli ejidos dei dintorni. La strada è come una malattia che continua a crescere, dividerà questa terra ed incomincerà ad uccidere”.
In questa nuova guerra di conquista, il progresso modernizzatore di quelli “in alto” ha un piano molto specifico nella periferia della capitale del paese. Questo programma, ha dichiarato il Delegato Zero, “è che Città del Messico cresca sempre di più e gli stati di periferia diventino dei sobborghi ed allora non faranno lavorare la gente di qua, porteranno altre persone più povere che accetteranno qualunque cosa. Vi chiedo di parlare con quelli che hanno già venduto e di spiegargli bene che è una trappola, ‘ti hanno ingannato, ti uccideranno’. Se qui ci sarà vita sarà grazie ai sei che hanno resistito”.
Ribellione e rivoluzione
L’Altra Campagna ed il lascito di Emiliano Zapata hanno lottato insieme per i popoli di Morelos, hanno rivitalizzato la lotta e la consapevolezza; hanno toccato profondamente il cuore dei suoi contadini. In questa prima tappa il viaggio serve da cassa di risonanza dei problemi e delle lotte regionali che i candidati non vogliono e non possono ascoltare. Un ascoltare ed un registrare che somma le forze per la liberazione ed emancipazione dell’oppresso, del povero, dello sfruttato, del vulnerabile, del disprezzato…
Ora la proposta zapatista non solo comprende la ribellione, ma ora anche l’organizzazione effettiva e l’offensiva pacifica. Davanti all’alternativa tra ribellione-rivoluzione, il Delegato Zero ha affermato a Tlanepantla che “ (...)parliamo di ribellione per questa semplice ragione: arriverà il momento di pensare se sarà o no una rivoluzione. Se questa sarà una rivoluzione lo dovranno decidere le organizzazioni politiche di sinistra, il movimento operaio, il movimento contadino e tutti – tutti e tutte – quelli che siamo dell’Altra Campagna e non sarà una decisione di qualcuno che stabilisce che cosa è una riforma o rivoluzione (...)Siamo arrivati fino a qui, ma arriverà anche il momento in cui si dovrà decidere questo, ed in quel momento ci dovrà essere la partecipazione di tutti quelli che sanno nell’Altra Campagna e fondamentalmente di tutto il popolo del Messico. (...)”
Più tardi, come programmato, la seconda tappa prevede il viaggio di delegati-comandanti o basi di appoggio dell’EZLN dal Chiapas in ogni angolo del paese, in ogni luogo in cui sia in atto una lotta contro l’ingiustizia, il disprezzo e la morte. Allora da lì, lo zapatismo ascolterà e consiglierà il popolo per articolare una lotta di liberazione nazionale. Molto probabilmente, ci saranno mobilitazioni congiunte dell’Altra Campagna e di altre forze a lungo termine, azioni collettive e di offensiva pacifica. Si persegue la trasformazione radicale della dominazione che impera nel Messico del secolo XXI ed il “rovesciamento” del governo e del sistema capitalista. Il futuro possibile, ha proseguito il Delegato: “Quando arriverà il momento di essere davanti alla poltrona del potere, noi zapatisti faremo come fece il nostro generale e capo Emiliano Zapata” – che aveva principi normativi incorruttibili e inflessibili – “volteremo le spalle e ritorneremo in montagna ad essere quello che siamo: i guardiani della notte, i vigilanti dell’ombra. Torneremo ad essere un’altra volta i guerrieri che siamo, ad aspettare il giorno in cui bisognerà sollevarsi di nuovo, tornare a rifare questo paese. Non lottiamo per il potere (...)”
L’Altra Campagna è una boccata d’ossigeno per il Messico, una rivitalizzazione del tessuto sociale ed un’altro modo di fare politica verso un Piano Nazionale di Lotta a lungo termine che eviti il suicidio collettivo del neoliberismo. Di carattere radicale, non invita a votare per qualche candidato e neanche promuove l’astensione, è la scommessa di rifondare la sinistra anticapitalista che possa impedire politiche governative indipendentemente dall’orientamento dei governi. Significa alla fine arrivare ad una nuova Assemblea Costituente e ad una nuova Costituzione che riconoscano i popoli indigeni (riprendendo gli accordi di San Andrés) ed altre esigenze della dignità umana per tutto il popolo del Messico: lavoro, terra, casa, alimentazione, salute, istruzione, indipendenza, libertà, democrazia, giustizia e pace.
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