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Narco News Issue #43

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Bollettino Informativo N. 3 la lotta delle donne e Incontro tra I popoli Zapatisti ed I popoli del mondo

“è necessario organizzare un Incontro tra donne per scambiare idee e continuare ad organizzare la lotta insieme”


di Commissione Intergalattica dell’EZLN
EZLN

6 gennaio 2007

Con la presenza di circa 2mila compagne e compagne di 44 paesi del mondo, è trascorso il secondo giorno dell’Incontro tra i Popoli Zapatisti ed i Popoli del Mondo, nel quale c’è stato il lavoro dei tavoli sull’Altra Educazione, l’Altra Salute e la lotta delle donne.

Nel tavolo dell’Altra Educazione c’erano, come agli altri tavoli di lavoro, autorità autonome delle cinque Giunte di Buon Governo e dei Municipi Autonomo Ribelle Zapatisti (MAREZ) che hanno spiegato in che modo i popoli hanno organizzato l’educazione nell’autonomia e nella resistenza.

I rappresentanti autonomi hanno elencato il numero di scuole costruite nel loro territorio, alcune con risorse solidali e molte più con apporto delle stesse comunità. Hanno parlato anche dell’importanza della formazione dei promotori di educazione che sono scelti in assemblee comunitarie per prepararsi a fare scuola nei loro villaggi.

Hanno spiegato che l’educazione zapatista relaziona le 13 rivendicazioni della sua lotta con quattro aree di conoscenza: vita ed ecosistema, matematica, storie e lingue. L’educazione vera – hanno dichiarato – è quella che parte dai popoli e non quella che impongono i mal governi.

Agli interventi delle autorità zapatiste sono seguiti quelli dei compagni e delle compagne di molti paesi del mondo. Ha parlato Mixper, chicana con radici huichol, del collettivo APC e del progetto educativo Semillas del Pueblo che ha spiegato che negli Stati Uniti la gente di colore, i figli degli immigrati e degli indigeni sono emarginati, ridicolizzati, trattati come inferiori ed i loro sogni sono rubati nelle scuole governative.

La scuola “Academia semillas del pueblo” è stata formata da molti sogni della gente della comunità per riscattare l’identità e le tradizioni indigene e per creare studenti che si riconoscano nella loro identità indigena.

Juan Chávez, del gruppo di studenti in resistenza del tecnologico di Oaxaca, ha abbozzato un progetto di educazione alternativa chiamato “Brigata Comunitaria” che consiste nel dare consulte gratuite di matematica, fisica e della storia che il governo ci occulta.

Dall’Argentina una compagna della Rete Transumante ha raccontato di un progetto sorto nel 1998, in un contesto difficile per la grande disperazione ed il fatalismo dominanti. Un gruppo ebbe l’idea di percorrere il paese, per domandare come ci stavamo sentendo. A bordo di un camion giallo chiamato “Quirquincho” siamo andati in giro con un corso di riflessione sulla realtà con la parola e l’arte. Si chiama transumante perché andiamo alla ricerca delle migliori terre.

Dall’Università di Berkeley, California e Radio Zapatista, un compagno ha detto che in quella Università si sta formando un Collettivo di studenti e professori zapatisti che spingono verso un cambiamento attraverso, per esempio, classi di spagnolo per studenti latini, figli di immigrati, come modo per recuperare la loro identità.

Sono intervenuti anche i fratelli e le sorelle Messicani senza Frontiera, compagni di Ya Basta d’Italia del progetto Scuole per il Chiapas ed anche degli Stati Uniti e di una Scuola popolare per adulti di Madrid.

Simultaneamente ai lavori del tavolo dell’Altra Educazione, si è portata avanti la riflessione sull’Altra Salute, con i rappresentanti autonomi delle cinque Giunte di Buon Governo e si è sottolineata l’importanza di riscattare la medicina tradizionale dei popoli indigeni. Hanno parlato di come organizzano la salute nella resistenza attraverso la preparazione di promotori di salute e la costruzione di piccole case di cura, microcliniche ed ospedali zapatisti.

Gli e le rappresentanti delle comunità in resistenza hanno esposto la loro posizione di fronte all’aborto. L’aborto molte volte succede senza che nessuno lo provochi, perché si tratta di cose che succedono nelle comunità. “Molte donne soffrono questo problema, non lo praticano né lo cercano, succede per le condizioni di vita indigena”.

Nella sessione di domande e risposte, si è sottolineata l’importanza di rafforzare l’educazione sessuale e la salute riproduttiva. Si è parlato anche dei problemi di salute mentale, dell’importanza delle campagne di vaccinazione senza la partecipazione del governo, dell’uso di stufe ecologiche che evitino i danni che provoca l’inalazione del fumo da legna nelle donne e dell’importanza dell’educazione per pianificare la famiglia.

Gli zapatisti hanno spiegato che il loro precario sistema di salute si occupa gratuitamente di tutte le basi d’appoggio dei villaggi e che offrono pure il servizio di salute agli indigeni che non sono zapatisti perché “la salute è un diritto che non deve distinguere, come invece fa il mal governo”.

20 compagni e compagne di molte parti del mondo hanno raccontato esperienze di salute alternativa. Il Collettivo Brigata Ambulante, del Distretto Federale, ha parlato del suo lavoro con le lavoratrici sessuali in Città del Messico, mentre un altro collettivo di Michoacán ha riferito dell’importanza della fisioterapia per la salute: “Il capitalismo ammala e dà solo soluzioni parziali con le cure”.

Dal Cile, Ximena Castillo ha parlato della salute mentale e del lavoro nel suo centro comunitario di riabilitazione per schizofrenici. Gisela Morales, di Monterrey, ha spiegato che lavora in una zona emarginata dove le comunità cercano rettili per mangiare. “È necessario tentare di non riprodurre il sistema dentro noi, creare un altro paradigma. Bisogna ricordare che la terra e la natura sono i medici e gli ospedali più antichi”.

Edgar Ibarra, della Fattoria della Sud Centrale di Los Angeles, California, ha raccontato che il suo progetto comunitario ed autogestito nacque nel 1992 e contava su 14 ettari dove la gente poteva coltivare i suoi propri alimenti, oltre a seguire dei corsi di medicina tradizionale e di agricoltura. Sono stati sgomberati dal loro terreno però hanno ancora un locale dove continuano ad offrire un servizio di salute basato sulle piante medicinali.

Fra gli interventi ci sono state altre voci ancora: quella di una missionaria indipendente, di un medico di Città di Messico che ha lavorato con i medici scalzi in Cina, di un compagno del Sierra Totonaca che porta avanti un progetto di salute comunitaria, di un collettivo di Yucatan, un’esperienza di musicoterapia a Buenos Aires ed una commovente storia di un indigeno del Canada. Hanno parlato anche sorelle e fratelli del Guatemala, di Amatlán (Morelos), del Costa Rica e del Distretto Federale.

La Lotta Delle Donne

Una sinfonia di 20 donne zapatiste si è presentata oggi per esporre in modo chiaro le sfide della donna indigena, le sfide della donna dentro la lotta, la partecipazione delle zapatiste nell’autonomia, i loro piccoli risultati, i loro enormi problemi, il loro orizzonte ed il lungo cammino nellaloro lotta per l’uguaglianza nelle comunità.

Ad una ad una le zapatiste tzotziles, tzelatles, tojolabales, choles, zoques e mames, hanno raccontato dettagliatamente la loro vita dentro i villaggi nei quali si vive e si subisce il maschilismo. Hanno parlato delle comunità nelle quali i loro stessi compagni negano loro la possibilità di partecipare politicamente e si prendono gioco di loro o dei loro mariti perché s’immischiano nei lavori che per tradizione sono delle donne.

Hanno parlarono più volte dell’importanza di organizzarsi come donne, di partecipare a qualsiasi tipo di lavoro nella resistenza, di ciò che considerano come proprie limitazioni come non sapere spagnolo e molte volte non saper né leggere né scrivere. “Ma continuiamo ad imparare a poco a poco e stiamo diventando coscienti” – hanno detto.

Davanti a tutti, senza paura, le zapatiste hanno risposto alle incalzanti domande lanciate da un pubblico avido di risposte sul loro modo di organizzarsi e sulle difficoltà che devono affrontare. Hanno detto che già hanno il diritto di decidere insieme ai loro compagni il numero di figli che vogliono avere, anche se affermano che molte volte sono i mariti che “non ubbidiscono”.

Tutte sono d’accordo che “è necessario organizzare un Incontro tra donne per scambiare idee e continuare ad organizzare la lotta insieme”.

Nell’enumerazione dei loro piccoli e grandi risultati, le donne dell’EZLN hanno annunciato che ci sono già uomini che si occupano dei lavori di casa, di curare i figli, di farsi da mangiare, di curare gli animali, eccetera… e che c’è sempre più partecipazione delle donne ai lavori dell’autonomia (salute, commercio, educazione, autorità municipali, membri delle Giunte, eccetera). Hanno ribadito che ci sono donne insurgenti con i gradi militari, oltre a miliziane e membri del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno.

Quando è arrivato il turno degli interventi del Messico e di altri paesi del mondo, è stato trasmesso un messaggio delle donne del Kurdistan che stanno formando una brigata che porta il nome della Comandante Ramona. Sono intervenuti: il collettivo Rigenerazione Cura Infantile di New Cork, compagne dell’Altra dall’Altra Parte, la Rete di Appoggio Zapatista di Madrid, il Movimento Indipendente delle Donne del Chiapas, il Fronte delle Lavoratrici dell’IMSS, il Centro dei Diritti della Donna, il Collettivo Rompendo la Notte di Nuevo León e il Collettivo Lucio Blanco di Tamaulipas.

Terminando il tavolo, le donne zapatiste hanno rivolto una domanda alle partecipanti: “Che cosa pensate di fare voi contro i maltrattamenti, le violazioni ed i colpi alle donne del mondo?”. Dall’auditorium è uscita la risposta: “Alzare la voce, educare, denunciare”…

Il coordinamento di questo tavolo era della Comandante Sandra e del Comandante Moisés, appartenenti alla regione di Morelia che hanno ricordato che questo 31 dicembre “si compiono 13 anni della nostra lotta, di quando dicemmo Ya Basta alla discriminazione ed al disprezzo delle donne indigene”.

Un programma culturale, con balli e canzoni è proseguito per licenziare l’anno e dare il benvenuto al 14° anno della lotta zapatista.

Commissione Intergalattica dell’EZLN

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